sabato 11 luglio 2009

Il G8 e Berlusconi nella stampa inglese


Forse Berlusconi non ha mai avuto degli ammiratori nella stampa inglese. Anzi, la maggior parte degli articoli sul tema che ho letto nei giornali inglesi anche negli anni passati, erano sempre critici verso la sua figura.

Non sono mai stato un ammiratore di Berlusconi, ma comunque, la ferocia degli attacchi contro di lui in questi giorni, mi ha sorpreso un po’. La critica di Berlusconi nella stampa inglese contiene una critica sottointesa di tutti gli italiani per dire come “che tipo di persone sono questi italiani che nonostante tutti gli scandali scelgono un tipo come Berlusconi?” Qualche volta, anch’io mi chiedo la stessa cosa, ma penso che l’attuale critica è diventata un po’ isterica e ipocrita.

L’ultimo numero di Internazionale (n. 803) riporta un editoriale di The Guardian, dove è scritto:

“La cosa più difficile da capire è se l’Italia, dopo un decennio di difficoltà economiche, abbia oggi i requisiti per sedere a un qualsiasi tavolo internazionale. Nel suo indice di libertà economica, che misura la libertà di lavorare, consumare e investire senza limitazioni imposte dallo stato, la Heritage Foundation mette l’Italia al 76° posto, dietro Kirghizistan, Mongolia e Madagascar. .. I politici italiani, insomma, sono considerati meno affidabili di quelli del Pakistan, della Bielorussia, dell’Azerbaigian, del Senegal e della Sierra Leone.”

Non so cosa sia l’Heritage Foundation ma questa fondazione forse misura la facilità con cui le multinazionali possono entrare e agire in un paese in un esempio di liberalismo sfrenato, e in questo caso, forse è meglio così che il governo italiano non ha completamente dimenticato le proprie responsabilità. Comunque, secondo me fare questo tipo di paragoni, non è da una persona normale. Probabilmente, l’autore non è mai stato fuori dall’Europa, e sicuramente non è stato in Pakistan or Sierra Leone o in altri paesi che nomina.

L’altro giorno ero a Londra e sul giornale serale, The Evening Standard di 9 luglio, ho trovato un articolo di Rachel Johnson, “Shame on the no shows for the Silvio’s big day” (Vergogna a tutti quelli che hanno deciso di abandonare il grande momento di Silvio). In questo articolo, pieno di sprezzante sarcasmo, la signora Johnson parla di Mara Carfagna come “un ex modella che posava in nudo e era stata una delle concorrenti al concorso di Miss Italia”. Non so molto della signora Carfagna, e se la conoscessi forse non mi piacerà né anche lei, ma parlare di una persona in questi termini mi sembra tanto sessista e bigota. Le ragazze che posano in nudo o le concorrenti di Miss Italia sono tutte ragazze senza cervello da disprezzare, secondo lei. Dato che la signora Carfagna, già fa la ministra da molti mesi, sarebbe stato meglio parlare del suo lavoro come ministra e criticare suo operato invece di lanciare attacchi contro la sua persona.

Concordo pienamente che il cosidetto “pacchetto sicurezza” varato dal governo italiano contiene misure populiste vergognose, ma il comportamento del governo inglese riguardo le misure contro gli emigrati non mi sembrano poi così tanto diverse.

Mi ricordo ancora gli orrori dei test di verginità ai quali venivano sottoposte le ragazze asiatiche che venivano in Regno Unito per sposare un inglese-asiatico. Non so se queste misure sono ancora vigenti. Mi ricordo anche i racconti di violenze anti-"paki" e anti-neri in Regno Unito, che mi facevano tanto paura qualche decennio fa, quando ancora l’Italia non conosceva il fenomeno dell’emigrazione.

Penso che il Regno Unito ha avuto più tempo per fare i conti con l’emigrazione e forse ha trovato un suo equilibrio oggi, mentre gli italiani stanno ancora cercando di abituarsi al fatto che anche le persone di pelle nera o con gli occhi a mandorla possono essere italiani. In questo senso forse la violenza contro gli stranieri in Italia può essere paragonata alla violenza contro gli stranieri in Regno Unito degli anni settanta e ottanta, e che forse anche Italia troverà un suo equilibrio, sopratutto se avrà i governi capaci che non vorrano cavalcare l’onda populista e avrà le nuove generazioni cresciute in classi miste di oggi.

E’ vero che in The Evening Standard, quando parlano di persone di origine straniera, non parlano delle origini delle persone, usano soltanto il nome e cognome, e basta. Per esempio, nello stesso giornale del 9 luglio, c’è la notizia del suicidio del giovane manager Anjool Malde e la notizia del racket per i DVD pirati gestiti da famiglia Khalid Sheikh, due nomi chiaramente “non inglesi”, ma le notizie parlano di loro come qualsiasi persona inglese senza parlare dei loro origini. Dal articolo essi sembrano cittadini inglesi e basta, il loro origine non è importante.

In confronto, in Italia ogni volta che succede qualcosa, i giornalisti insistono a nominare le origini delle persone, parlano di romeni, marrochini, pakistani, ecc. in toni che suscitano diffidenza e rabia contro gli stranieri. Anche quando la persona ha la cittadinanza italiana, i giornalisti italiani né parlano in termini che sottolinea le loro origini straniere (per esempio, “egiziano con passaporto italiano”, quasi per dire che la persona non è veramente italiana), per non riconoscere il loro diritto di considerare l’Italia come il proprio paese. La parola “extra-comunitario” che piace così tanto ai giornali italiani, avrà tutte le sue gistificazioni burocratiche ma penso che sia una parola molto violenta, perché esclude le persone di considerarsi parte di una comunità dove vive.

Ma forse questo atteggiamento dipende dal fatto che come molti italiani, molti giornalisti non si sono ancora abituati a questa Italia multietnica e multiculturale, e spero, con tempo le nuove generazioni di giornalisti sapranno essere più realiste e meno razziste.

Non voglio dire che dobbiamo smettere di lottare contro le leggi ingiuste e la società ingiusta, ma allo stesso tempo, non si può disprezzare e denigrare tutto il paese solo perché Berlusconi non ci piace.

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