mercoledì 24 giugno 2009

Festival di Film indiani a Milano

L'Ambasciata indiana e il municipio di Liano, organizzeranno un festival di film indiani a Milano presso il cinema Gnomo (Via Lanzone 30 a) dal 25 al 28 giugno 2009. Tutti i film di questo festival sono nuovi (2007-2008) di sono film pluripremiati, e sono sottotitolati sia in inglese che in italiano. Non perdete quest'occasione. L'entrata e' gratuita fino all'esaurimento dei posti. Il programma del festival e' il seguente:


25 giugno 2009 2100 A WEDNESDAY (Hindi, 102 min.Dir.: N. Pandey) - un thriller mozzafiato sulla rivolta di un uomo comune contro il terrorismo, ambientato nella citta' di Bombay.
26 giugno 2009 ore 1900 SRIRANGAM (Tamil, 117 min.Dir.: S. Ramanathan) e ore 2100 DOSAR (Bengali, 127 min, Dir. Rituparno Ghosh)
27 giugno 2009 ore 1700 TAAREY ZAMEEN PAR (Hindi, 163 min, Dir.: Aamir Khan) - e' un film da non perdere, la storia di un bambino dislessico, candidato indiano ai premi oscar come miglior film straniero del 2007. E alle 2100 ORA PENNUM RANDANUM (Malayalam,115 min,Dir Adoor Gopalakrishnan)
28 giugno 2009 ore 1700 JODHAA AKBAR (Hindi, 205 min, Dir. A. Gowarikar) - un film dal regista di Lagaan c'era una volta in India, una storia d'amore tra un principe Mughal e una pricipessa Rajput del quindicesimo secolo, con bellissime scenografie e danze.

mercoledì 17 giugno 2009

Dimagrire seguendo i principi della dieta ayurvedica

Tra i libri bestseller della stagione estate 2009 in India, c’è anche il libro intitolato, “Don’t lose your mind – lose your weight” (“Non perderti la testa, perdi il tuo peso”, Random House India, 2009) scritto da Rujuta Diwekar. La signora Diwekar è la nutrizionista più famosa dell’India d'oggi, dopo che ha aiutato ad alcune attrici famose di Bollywood a perdere i chili di troppo con la sua tecnica di alimentazione ayurvedica.
La sua tecnica di dimagrimento è apprezzata perché non richiede i sacrifici da fame, normalmente richiesti per perdere il peso. A prima vista, leggere i suoi consigli non sembra affatto un modo per perdere i chili, ma sembra piuttosto un modo di guadagnare qualche chilo. Invece la lista delle celebrità che giurano l’efficacia di questa sua tecnica, continua a diventare sempre più lunga, per cui anche il numero delle sue seguaci continua a crescere.
Essere “magri e belli” è oramai un imperativo dettato da cinema, TV e le riviste che guidano l’opinione pubblica in tutti i paesi e tutte le culture. Essere grassi o percepirsi sovrapeso, è oramai paragonabile ad essere brutti o almeno essere poco attraenti, non solo per le donne ma anche gli uomini. Recentemente, avevo letto un articolo riguardo una uno studio condotto nelle isole Figi, dove avevano trovato che dopo l’introduzione delle trasmissioni televisive, avvenute solo nel 1995, il 70% delle adolescenti si sente sovrapeso e per la prima volta nella storia del paese, sono stati diagnosticati i casi di anoressia e di bulimia.
Anche in India, i criteri di bellezza sono cambiati. Una volta le donne formose e prospere erano considerate il simbolo di bellezza e di sex-appeal, oggi invece è la magrezza che regna sovrana. Poi, all’inizio erano solo le donne indiane che cercavano di mantenere o di ritrovare la linea, oggi anche gli uomini sembrano altrettanto preoccupati. Dall’altra parte, l’India è diventato il paese con il più alto numero di persone diabetiche al mondo, e il numero delle persone con problemi cardiovascolari continua a crescere nel paese, per cui, penso che parlare di controllare il peso e di seguire qualche regolare regime di esercizio, è importante.
Il primo consiglio che da Rujuta Diwekar nel suo libro è quello di voler bene a se stessi. Secondo lei, volersi bene, piacersi e non preoccuparsi del proprio peso, non diventare ossessionati dalla bilancia per controllare se uno ha perso qualche chilo o meno, non è solo il primo passo per perdere i chili di troppo, ma è importante anche per diventare più in forma. I muscoli e le ossa pesano di più del grasso, lei spiega, e per questo motivo, se una persona perde il grasso ma guadagna in muscoli e in consistenza delle ossa, potrebbe continuare a pesare lo stesso, anche se diventerà più snella e sana. Dall’altra parte, secondo Diweker le diete che limitano i nutrienti o che causano disidratazione, possono far perdere i chili in fretta, ma la persona diventa meno sana e in ogni caso, dopo un po’ quel peso perduto ritorna con ancora più forza.
Il suo secondo consiglio è quella di evitare tutti gli alimenti venduti come “prodotti dietetici” – ciò significa non prendere dolcificanti con poche calorie invece dello zucchero, di non bere bibite a calorie zero, di non mangiare patatine e gelati con meno grassi, ecc. Secondo Diweker, tutti questi prodotti sono dannosi e poi danno un senso di falsa sicurezza che “assumiamo meno calorie”, per cui alla fine, finiamo per mangiare di più. Invece lei consiglia di prendere tutti i prodotti genuini, oraganici senza pesticidi e conservanti chimici, e diventare molto piu' consapevoli di quello che mangiamo.
Il suo terzo consiglio è di cercare calma e tranquillità interiore, soprattutto quando si mangia, in quanto secondo lei, lo stress aumenta la trasformazione degli alimenti in grassi. Lei consiglia di dedicare tutta l’attenzione a gustare il cibo mentre si mangia. Ciò significa anche evitare di guardare la TV o avere discussioni animate durante i pasti. Cio' ci aiuta a sintonizzarsi meglio con i nostri corpi e di mangiare la quantita' giusta degli alimenti.
Il suo quarto consiglio è composto di 5 regole di base per l’alimentazione. Queste 5 regole sono: (1) mangiare cibi appena cucinati se possibile; (2) alimenti cucinati in piccole quantità per poche persone; (3) se possibile non sbucciate e non tagliate la verdurra e la frutta in pezzettini troppo piccoli; (4) mangiare gli alimenti che siete abituati a mangiare da vostra infanzia (alimenti e piatti locali e tradizionali); e (5) mangiare la frutta e la verdura cruda fresca secondo la stagione, ma solo come un mini pasto separato, e non durante o prima o dopo i pasti.
Il suo quinto consiglio è il nocciolo principale della sua dieta, da seguire con precisione, cura e regolarità. Questo consiglio e' composto di 4 principi di mangiare bene – questi 4 principi sono:
(1) Al primo risveglio alla mattina, non prendere ne il caffee o il thé come la prima cosa, invece mangiare un piccolo pasto entro i primi 10-15 minuti dal risveglio (lei consiglia di evitare completamente o almeno ridurre quanto possibile il thé o il caffee e le altre bevande con stimulanti come la caffeina, per ciò, evitate anche le bibite gassate come la Coca Cola). Secondo lei, ciò ci aiuta a aumentare il tasso di metabolismo del corpo, migliora la digestione e ci aiuta a andare di corpo. In generale lei sconsiglia di bere succhi di frutta e chiede di moderare il consumo della frutta. Se avete una voglia particolare di mangiare qualcosa che ha molte calorie, come un pezzo di torta, secondo Diweker, conviene mangiarne una piccola porzione (qualche volta), proprio alla mattina, appena alzati perché in quel momento il tasso di metabolismo è più alto e le calorie non aggiungeranno al grasso corporeo.
(2) Mangiare ogni 2 ore. Piccole porzioni o mini pranzi, ma ogni due ore secondo l’orologio. Lei consiglia di tenere snack come le noccioline o la verdura cruda o un pezzo di pane integrale in ufficio, per seguire questa regola. Secondo Diweker, ciò ci aiuterà a mantenere alto il tasso di metabolismo per tutto il giorno e a mangiare meno alla sera, quando il tasso di metabolismo di abbassa.
Lei suggerisce di tenere un diario per annotare ogni cosa, anche la più piccola cosa, che consumate durante la giornata per 5 giorni, per diventare consapevoli di che cosa mangiate effettivamente. Poi suggerisce di costruire una dieta bilanciata con carboidrati, proteine e grassi e di suddividere questa dieta in tanti mini pranzi da consumare ogni due ore.
Ovviamente, per essere efficace, bisognarebbe farsi aiutare da un nutrizionista per la costruzione della dieta, ma lei consiglia di non affidarsi dei professionisti che propongono le diete molto drastiche o le diete mono-cibo non bilanciate (tipo “mangiate solo cetrioli o solo frutta”).
(3) Aumentare le porzioni dei mini-pranzi e mangiare di più nei giorni quando siete più attivi, (attività fisiche). Nello stesso modo, ridurre le porzioni quando sapete che avrete meno attività fisiche.
(4) Non mangiare niente, assolutamente niente, per almeno due ore prima di andare a letto. Ciò è, prendete il vostro ultimo mini-pranzo almeno due ore prima di andare a dormire.
Comunque questa è solo una sintesi delle principali idee di questo libro, che ha molte altre riflessioni sul significato degli alimenti nel antico sistema indiano di benessere, il sistema ayurvedico, sugli alimenti da privileggiare o da evitare, e sulla costruzione della dieta. Per esempio, lei consiglia di fare gli eventuali esercizi o passeggiate, prima di mangiare. Invece dopo aver mangiato, lei suggerisce di non svolgere attività stressanti, per dare il tempo al proprio corpo di dedicarsi alla digestione.
Penso che una traduzione letterale di questo libro in italiano non sarà molto utile in Italia perché tutti i suoi esempi sono strettamente legati alla dieta indiana, e bisognerà rivederla per la dieta italiana. Ad un certo punto in questo libro, lei critica la nuova abituadine urbana in India di mangiare le pizze, secondo lei un cibo poco salutare, ma penso che lei ragiona sulle pizze americane fatte con la farina rafinata che si fanno nei locali delle multinazionali come il Pizza Hut o il Dominoes, nelle città indiane e che sono molto diverse dalle pizze che si trovano in Italia. Inoltre, se seguiamo il suo consiglio di “mangiare ciò che uno è abituato a mangiare da bambino”, in Italia dobbiamo ragionare proprio sulla dieta mediterranea.
Sto ancora ragionando se devo prendere sul serio i consigli di Diweker e tentare questa dieta perché anch’io mi sento sovrapeso e poco in forma. Comunque, non posso seguire nessuna dieta finché resterò in India, perche' faccio troppa fatica a dire no a tutti i dolci e le torte che mi portano i parenti.
Ma forse potrò sperimentare questi consigli quando tornerò a Bologna e poi vi dirò se hanno funzionato o meno!

martedì 16 giugno 2009

Convivenza tra le religioni in India

Tutti i giorni sembrano uguali, e le giornate sono lente e languide. Già alla mattina comincia ad essere caldo e in primo pomeriggio, le temperature superano i 40 gradi e le strade si svuotano. In questi giorni sono a Nuova Delhi, in casa con la mia mamma. Ogni giorno, passo diverse ore a leggere i giornali e poi sono costretto a guardare la televisione con mia madre, la quale resta immobile davanti alle telenovelas interminabili.
Alla mattina presto, quando le temperature sono ancora supportabili, accompagno mia madre a fare una passeggiata nel parco che circonda il nostro gruppo di condomini. In India, la maggior parte delle persone che fanno le passeggiate nei parchi, le fanno presto la mattina. Per cui, già verso le 5,30 quando andiamo giù, troviamo molte persone a chiacchierare allegramente. In un angolo del nostro parco, un gruppo di persone si dedica allo yoga. In un altro angolo, un piccolo gruppo si dedica alla riso-terapia, ciò è, tutti ridono insieme per una decina di minuti.
Tutta la varietà religiosa dell’India è rappresentata in questi 4 condomini. L’anziana signora che abita accanto a noi è cattolica, originaria di Goa. Dall’altra parte del corridoio, abita una famiglia sikh.
Un condominio deve convivere con una vecchia moschea che già si trovava la, quando avevano deciso di costruirlo. Dalla moschea si alza l’azaan, il richiamo alla preghiera musulamana, cinque volte al giorno, anche se io sento soprattutto il primo azaan, quello delle 4,30 di mattina, quando non vi sono altri rumori. L’azaan inizia con “Allah ho Akbar …”, “Dio è grande”. La strada dietro i condomini è chiamata la strada della preghiera, ha diversi templi e anche una chiesa cattolica mentre il Guruduara, il tempio dei sikh, è un po’ più lontano.
Fino a qualche anno fa, tutti questi luoghi di preghiera gareggiavano tra loro per avere i loro richiami più forti, aiutati dagli altoparlanti. Allora, solo l’idea di venire a vivere qui mi faceva venire un po’ di mal di testa, con queste preghiere delle diverse religioni, gridate a volume alta dalla mattina alla sera tardi. Adesso la situazione va molto meglio. Si sono concordati tra loro e hanno deciso di non usare più gli altoparlanti. Ora i suoni delle campane e delle preghiere sono più dolci.
Il 12 giugno nella città di Mumbai (Bombay), vi è stata una riunione tra gli indù e i cattolici. “The Times of India”, il quotidiano nazionale, del 13 giugno ha parlato di questa riunione alla quale hanno partecipato i massimi capi religiosi indù guidati da Shankaracharya di Kanchi (Swami Sri Jayanendra Saraswati) e il rappresentante del Vaticano, Cardinale Jean Louis Tauran, responsabile per il dialogo inter-religioso per il Vaticano. Questa riunione era importante perché era la prima volta dopo gli attacchi alle chiese in Orissa e in Karnataka, che i rappresentanti delle due religioni si parlavano tra loro per cercare una convivenza pacifica.
La riunione si è conclusa con una risoluzione che aveva 3 punti principali:
  • no alla violenza contro le minoranze religiose;
  • no alle conversioni degli indù con l’aiuto degli “incentivi”;
  • collaborazione per le attività sociali e caritative a favore dei più bisognosi.
Sudheendra Kulkarni, un teologo e saggio induista, ha parlato di questa riunione dalle pagine del quotidiano nazionale, The Hindustan Times, del 14 giugno con le seguenti parole:
Era la prima interazione formale tra le due parti dopo lo sfortunato peggioramento del conflitto in Orissa nel 2008, che aveva sottolineato due fatti co-relati – violenti attacchi contro la chiesa e contro i cristiani innocenti da una parte, e dall’altra parte, il disagio tra gli indù verso la sostenuta campagna di conversioni religiose al cristianesimo. .. Le discussioni durante la riunione sono state franche e cordiali. I capi religiosi indù hanno condannato unanimemente la violenza contro i cristiani.
I rappresentanti cattolici hanno affermato con uguale chiarezza che le conversioni religiose basate sugli incentivi di qualunque tipo sono invalide e non accettabili. Hanno affermato che tutte le religioni meritano uguale rispetto.
Molti capi religiosi indù richiedevano una dichiarazione del genere da tanto tempo, perché i teologi cristiani e musulmani, spesso distinguano tra le religioni “monoteiste” o le religioni del “Libro” dalle altre religioni. Spesso nella lunga storia delle conversioni religiose in India, i cristiani parlano dell’induismo come una religione “falsa” e “pagana” e che la vera salvezza viene solo se si abbandona “la falsità” e si accetta la “vera via”.
Per concludere il dialogo, i rappresentanti cattolici hanno visitato il tempio indù di Sidhivinayak e i capi religiosi indù sono andati a pregare alla cattedrale di Sacro Nome. Dopo queste visite, il cardinale Tauran è stato l’ospite d’onore ad un incontro multi-religioso alla quale hanno partecipato importanti personalità musulmane, ebree, seguaci di Zoroastra, sikh, Gian e indù.
Purtroppo durante i momenti di conflitti e di violenza tra le religioni, tranne qualche eccezione, spesso i capi religiosi non si esprimono per la pace e per la convivenza. Se loro possono dare un esempio di rispetto e cordialità tra le religioni per parlare contro la violenza con una voce chiara e unita, forse questi episodi diventeranno meno gravi.
Personalmente penso che in India, tra le persone ordinarie, esiste il forte senso di rispetto per le diverse religioni. Questo senso di rispetto e armonia ha bisogno di essere rinforzato anche dai capi religiosi, senza dubbi o tentennamenti.

domenica 14 giugno 2009

Il flagello delle caste

Il sistema delle caste è considerato uno dei problemi più difficili dell’India.
Il sistema delle caste tra gli induisti suddivide le persone in 4 categorie principali – i bramini o la casta dei sacerdoti; i kshatriya o i guerrieri; i vaishya o i commercianti; e gli shudra o le caste basse, ciò è le persone che si occupano di lavori considerati non puliti.
Ogni casta è composta di una complessa rete di sottocaste, organizzate in un sistema gerarchico con delle norme che regolamentano i rapporti di vario tipo tra loro, soprattutto i rapporti sociali, alimentari e i rapporti matrimoniali. I rapporti tra le sottocaste variano in diverse parti dell’India, così un gruppo di sottocaste che è ad un livello gerarchico più alto in una parte del paese, potrebbe occupare uno spazio più basso in un’altra parte dell’India. Le caste sono ereditate dai padri e relativamente, la casta della donna influisce meno in una copia.
All’interno delle caste basse, gli shudra, un sottogruppo di persone che sono chiamate gli intoccabili, appartengono al livello gerarchico più basso tra tutti i gruppi e subiscono discriminazioni e oppressione da tutti. Sono due i sottogruppi più importanti tra gli intoccabili, i ciamar che si occupano del lavoro di concimare la pelle ed i bhanghi, che si occupano della pulitura delle toilette.
Oltre a queste caste tra gli induisti, anche i popoli indigeni sono considerati induisti dal punto di vista legale, ma non appartengono alle caste, e sono conosciuti come popoli tribali o gli scheduled tribes. Per tutte le considerazioni pratiche, queste persone “fuori casta” sono equiparabili alle caste basse.
Le discriminazioni sulla base delle caste sono vietate e sono punibili secondo la costituzione indiana. Nella storia indiana, vi sono diversi movimenti di riformismo religioso dell’induismo e diversi personaggi religiosi hanno predicato per superare le barriere delle caste. Già un secolo fa, Mahatma Gandhi aveva avviato un simile movimento, nominando le persone che appartengono alle caste basse come gli harijan, ciò è, il popolo di dio. Ciò nonostante, ancora oggi, il sistema delle caste è vivo e esse continuano ad esercitare una forte influenza nella vita pubblica in India.
Diverse religioni basate sull’idea dell’eguaglianza tra le persone, venute dall’estero come l’islam e il cristianesimo, o nate in India, come il sikhismo e il buddismo, hanno cercato di superare le barriere delle caste, ma spesso hanno creato altri sistemi altrettanto discriminatori. Così le persone delle basse caste che si convertono alle altre religioni per sfuggire al sistema delle caste, incontrano nuove discriminazioni, e ciò crea nuove tensioni in queste religioni.
Vorrei parlare di due esempi recenti che illustrano questa situazione nelle religioni che teoricamente non prevedono discriminazioni sulla base delle caste.
Il primo esempio riguarda il cattolicesimo. La pratica di avere entrate e banchi diversi nelle chiese per diversi gruppi di fedeli è stata denunciata più volte. I cattolici “dalit”, ciò è, persone delle basse caste convertite al cristianesimo, non possono entrare dalla porta principale in alcune chiese in India.
Amen – l’autobiografia di una suora” (Amen – the autobiography of a nun”, Penguin Books India, 2009) è il libro scritto da una suora, Sr. Jesme, nel quale lei parla della sua decisione di rinunciare alla sua vocazione e denuncia i diversi mali che affliggono la chiesa cattolica in India, compreso lo sfruttamento sessuale delle suore da parte dei preti e dei vescovi. In questo libro lei parla anche delle discriminazioni basate sulle caste anche tra le suore:
Primo che entrassi nel convento negli anni settanta, vi erano discriminazioni delle caste anche tra le suore. Le suore meno educate e con meno privilegi erano quelle che appartenevano alle classi più basse, e esse seguivano percorsi formativi diversi dalle altre suore sotto la tutela di suore specifiche. Queste suore tutor, anche esse dalle classi basse, sono diverse dalle cheduthies, anche se esse hanno preso i tre voti della povertà, castità e obbedienza e portano l’abito delle suore. Queste suore non possono sedersi sulle sedie accanto alle loro consorelle, ma devono sedersi sui propri “bauli”. Esse lavorano soprattutto nelle cucine, nell’accoglienza, nei campi e nei cortili. Poi, quando ho iniziato, alcune di queste distinzioni sono diventate meno evidenti, ma esse restano ancor’oggi nelle menti delle suore. Così vi sono suore della pelle chiara e le suore della pelle scura.
Il secondo esempio riguarda i sikh. Qualche settimana fa, un gruppo di sikh appartenenti alle “caste alte” è entrato in Guruduara (tempio sikh) di Vienna e hanno sparato ai fedeli radunati dentro, perché questi erano “sikh delle basse caste”, e venti persone sono morte. Nello stato di Punjab in India, vi sono scoppiati disordini, durante i quali sono stati altre morti.
In un articolo scritto da Sujata Parmita intitolato, “Nafrat ke Bige” (I semi dell’odio) uscito sul quotidiano Jansatta l’11 giugno 2009, si parla di questa situazione e le regole di comportamento descritte nel loro libro sacro, “Guru Granth Saheb”:
E’ difficile trovare spiegazioni così chiare e inequivocabili del principio di eguaglianza in un libro sacro. Ma la verità è che le realtà sociali non coincidono con le realtà religiose. Nella religione dei sikh, non vi sono caste e vi sono chiare e forti istruzioni per rifiutare caste e riti superstiziosi. … Ma come l’induismo, anche la società sikh è piena di disuguaglianze sociali e religiose, e così sono presenti le discriminazioni basate sulle caste… Il controllo dei templi principali, delle terre e del potere è tutto nelle mani dei sikh Jaat (di alte caste). Anche dopo la conversione religiosa, i sikh di origine dalit (di basse caste), essi non hanno uguali diritti e non godono di rispetto. Le persone che volevano sfuggire all’oppressione delle caste, e rinunciano alla religione indù, sperano in un ordine sociale senza caste e quando esse chiedono la dignità, sono bersagliati di insulti e di violenza.
L’urbanizzazione e il progresso economico rendono il peso delle discriminazioni basate sulle caste meno pesanti nelle città, ma la situazione nelle aree rurali fa fatica a cambiare. La democrazia popolare, praticata a livello comunitario nei villaggi, è spesso controllata dalle caste alte e diventa un altro strumento di discriminazione. Speso sono i consigli comunitari nei villaggi a decidere le norme sociali basate sul sistema delle caste.
Qualche giorno fa, per la prima volta nella storia indiana, una signora di origine dalit, signora Meira Kumar, è diventata il presidente della camera bassa del parlamento indiano. India ha già avuto anche un presidente dalit. In uno degli stati della federazione indiana, il partito dei dalit ha formato il governo. Vi sono leggi affermative nazionali per aiutare le persone dalit delle caste basse a migliorare la propria situazione educativa e economica, ma dopo 60 anni dell’indipendenza, la strada da fare per superare lo scoglio delle caste resta ancora lunga.
Il sistema delle caste era presente in altre società, come nel Giappone medievale, dove gruppi di persone che si occupavano di lavori più umili, erano considerati i paria, ma il Giappone è riuscito a cambiare questo sistema. Forse, in India, dobbiamo studiare questi altri paesi per capire come sono riusciti a cambiare questa situazione, so vogliamo superare questo retaggio del passato che ha permeato tutti gli strati della società.

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